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Kakukaku Shikajika: amaro è il rimpianto

Dicembre 2020
Quando i life coach della domenica dicono che uno dei primi passi per raggiungere il successo è trovarsi un Maestro, forse un poco ci azzeccano. L'esperienza personale di Akiko Higashimura, autrice pluripremiata che ha raccontato la propria ascesa in Kakukaku Shikajika, sembra confermare la tesi. Il che mi fa pensare che, se così fosse, sono fondamentalmente spacciata.

Kakukaku Shikajika: un'introduzione per tutti

Perché dovreste leggerlo

Kakukaku Shikajika è un manga autobiografico, che racconta il percorso accademico e lavorativo affrontato dall'autrice Akiko Higashimura per diventare mangaka. La storia è dedicata alla persona che Higashimura chiama semplicemente "sensei", il suo insegnante al corso preparatorio per l'ingresso all'università, il quale ha avuto un ruolo chiave nello sviluppo della maturità artistica dell'autrice.
Si tratta di un’opera piuttosto unica nel suo genere, in senso letterale: non avevo mai letto prima d'ora un manga apertamente autobiografico, e il web mi ha confermato che non esistono molte opere di questo tipo.
È una storia molto interessante per chiunque voglia saperne di più su come funziona la vita da mangaka e da aspirante tale, ed è raccontata in modo frizzante e leggero (non come quella rottura di maroni di Bakuman). È anche una storia capace di infondere grande determinazione, e se siete degli aspiranti artisti, fumettisti, musicisti, scrittori, o creativi di qualsiasi natura, secondo me dovreste proprio leggerla.
Ma soprattutto, è una storia che vi farà piangere moltissimo, perché nelle parole di Higashimura risuona, inesorabile come una condanna senza appello, il rimpianto. Non è una lettura per animi deboli.

Dettagli

Titolo: Kakukaku Shikajika (かくかくしかじか)
Autrice: Akiko Higashimura
Anno: 2011 — 2015
Serializzazione originale: Cocohana, Shueisha
Volumi: 5 (34 capitoli)

Dove leggerlo

Pubblicato in Italia da JPOP con il titolo Disegna!

⚠ Attenzione! Qui sotto sono contenuti alcuni spoiler minori e si discute dell'opera dando per scontato che il lettore la conosca.

Kakukaku Shikajika: appunti di lettura

【 Ma che bel disegno! Che cos'è? 】

Kakukaku Shikajika U-Oka-san
Nei primi capitoli del manga, l'autrice trascorre intere giornate davanti al cavalletto, ancora e ancora. Il leitmotiv, «Disegna!», è subito chiaro. E io, mentre leggevo queste pagine, mi domandavo: ma quindi, com'è possibile che una persona che si allena così tanto, a trent'anni di distanza pubblichi delle tavole così bruttine?
Ma infatti, com'è possibile? In realtà, riflettendoci, non sono disegni così brutti. Minimali, con pochi dettagli e pochi tratti, hanno tutta l'aria di essere tracciati velocemente, ma in modo consapevole. Non so bene come spiegarlo, ma il problema non è la tecnica, che è tangibile. Il vero problema non è come lo fa, è il cosa. Il suo stile. Penso proprio di capire cosa intendesse U-Oka-san quando esorta Higashimura a disegnare qualcosa di più "alla moda"!

【 Akemi Matsunae? Mieko Ousaka? Mariko Iwadate?!?! 】

In realtà, Higashimura dà addirittura un sottile sfoggio della sua tecnica, divertendosi qua e là a imitare lo stile di altre mangaka... E lo fa benissimo. In particolare, quando ritrae i suoi editor della Shueisha inserisce una didascalia che esplicita la mangaka di ispirazione. Akemi Matsunae, Mieko Osaka, Mariko Iwadate: non avevo idea di chi fossero, ma si tratta di autrici di storie romance attive a partire dagli anni '80, delle quali non è edita nessuna opera in Italia.
Kakukaku Shikajika Mieko Ousaka
Kakukaku Shikajika Mariko Iwadate
Kakukaku Shikajika Akemi Matsunae
Tutte queste mangaka hanno disegnato per Bouquet, la rivista su cui Higashimura debutta. Successivamente, quando ci sarà l'interruzione della rivista e passerà a Cookie, si vedrà spesso il suo editor U-Oka-san disegnato con le sembianze di Ren Honjo di Nana (Ai Yazawa), ai tempi titolo di punta del magazine. Fra l'altro non ho capito se il nome U-Oka-san è serio o si tratta di un gioco di parole sul fatto che il suo primo editor fosse per lei un po' come una mamma (?). Nell'edizione italiana c'è qualche nota di traduzione?

【 It's okay, it's okay... 】

Anche in questo josei, così come in tanti altri, il lettore straniero può rendersi conto di quanto la cultura del lavoro in Giappone sia severa. In particolare, nei capitoli centrali del manga, Higashimura racconta la sua routine da neolaureata; di giorno lavora come impiegata full-time in azienda; la sera si reca al corso preparatorio per fare l'assistente del sensei; e per finire, la notte si dedica finalmente alla stesura dei suoi manga. A me questa parte spezza in due. Prima di tutto, per come la vedo io, non è possibile che una persona riesca a fare tutte queste cose senza avere un esaurimento. Ma la cosa più assurda, è che la Higashimura del presente, quella che ci racconta la storia, ha il coraggio di scrivere che ai tempi si lamentava troppo, e che in realtà la sua routine non era così stancante!
Disegna Akiko Higashimura scans


【 Non siamo le persone che tu credi... 】

La parte in cui Higashimura parla degli artisti è una delle mie preferite, perché tira fuori una verità che raramente si sente, ma di cui secondo me dovremmo renderci più conto. Attorno alla figura dell'artista aleggia qualcosa di romanticizzato, e anche un po' fasullo. Artisti osannati, artisti da supportare, artisti che si crucciano e si sacrificano perché hanno il dono divino della creatività ma devono trovare il modo giusto di incanalarlo. Seh. L'autrice ha fegato ma soprattutto ha ragione nel dire che gli artisti, soprattutto i giovani aspiranti tali, sono degli improvvisati, dei piccoli fannulloni, egocentrici ed egoisti.
Kakukaku Shikajika scans ita


【 Cosa significa Kakukaku Shikajika? Colpo di scena! Una traduzione brillante! 】

Una domanda ha continuato a martellarmi per la testa durante tutta la lettura, e una volta arrivata all'ultima pagina dell'ultimo volume non ho più potuto ignorarla: ma che vuol dire "kakukaku shikajika"?! È bellissimo da pronunciare − un po' meno da scrivere −, ma queste due parole non compaiono neanche nel dizionario! Alla fine ho scoperto che, in sostanza, si può tradurre con "bla bla bla", ed è riferito al modo informale e digressivo dell'autrice di raccontare la storia. La traduzione italiana, Disegna!, è quindi infedele al significato originale, ma secondo me è un ottimo omaggio al messaggio del manga e, in definitiva, alle ultime parole del sensei. A volte, secondo me soprattutto nell'attività creativa, la cosa più difficile è iniziare. La verità è che, una volta che si inizia, spesso poi le cose vengono da sé. Ma si trascorre così tanto tempo a pensare all'idea giusta, che più ci si pensa e meno questa si concretizza; fino ad entrare in un loop in cui non si disegna più perché l'idea non è sufficientemente chiara o convincente, ma l'idea è diventata così vaga e dubbia proprio perché non ci si è messi subito a disegnare. Perciò non bisogna temere il foglio bianco: fallo e basta, disegna!

1 commento:

  1. Anche io l'ho letto l'anno corso e mi è piaciuto molto. Buon anno nuovo!

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