agosto 2020
Non so se capita solo a me, ma trovo sempre più difficile appassionarmi a qualcosa, che si tratti di un hobby, una serie tv o un manga. Spesso mi chiedo se la colpa è mia, che non sono più in grado di emozionarmi come un tempo, o se semplicemente scelgo le cose "sbagliate". Di solito quando inizio a preoccuparmi sul serio però arriva sempre qualcosa, un segno divino, che mi regala di nuovo quel brivido di emozione. Quel qualcosa è, in questo momento, Oboreru Knife.
Oboreru Knife: un'introduzione per tutti
Perché dovreste leggerlo
Perché è struggente e bellissimo, capite? STRUGGENTE E BELLISSIMO!Ma a parte questo, devo ammettere che io stessa ho scoperto questo manga in modo totalmente casuale: ho trovato un'immagine da colorare sul web e, cercandone la provenienza, ho scoperto l'esistenza di quest'opera.
Oboreru Knife, se ho ben capito, significa circa "Il coltello che affonda nell'acqua", che è una metafora molto affascinante ed evocativa, anche se io in questa storia il coltello lo vedo affondare ovunque, nella testa, nella carne, nelle ossa. È scritto e disegnato da George Asakura, pseudonimo di un'autrice riservata che nel 2005 si è silenziosamente aggiudicata uno dei prestigiosi premi Kodansha. Di seguito propongo un emozionante riassuntone commentato, che contiene qualche spoiler minore (essennò che riassunto è?) ma che evita di rivelare quella che per comodità chiameremo La Cosa.
Dettagli
Titolo: Oboreru Knife (溺れるナイフ)Autrice: George ASAKURA
Anno: 2004 — 2013
Serializzazione originale: Bessatsu Friend, Kodansha
Volumi: 17
Dove leggerlo
Inedito in ItaliaScans: in corso, ITA - ENG
⚠ Attenzione! Quello che segue è un riassuntone commentato in cui sono contenuti alcuni spoiler minori.
Oboreru Knife: appunti di lettura
【 Che ora è? È l'ora del riassuntone! 】
Natsume, che già il nome mi piace, è una ragazzetta di Tokyo di dodici anni che, nel tempo libero, invece che cazzeggiare o partecipare a qualcuno dei soliti club scolastici da mezze sfigate, posa come modella. I disegni di Asakura, soprattutto nei primi volumi, sono abbastanza grossolani, quindi bisogna lavorare un po' d'immaginazione per figurarsi questa Natsume che ci viene presentata come una ragazza molto bella e che dimostra più dei suoi effettivi anni.A poche pagine dall'inizio, si assiste ad un grosso cambiamento che dà il via a tutta la storia: Natsume è costretta a trasferirsi, insieme alla famiglia, nel remoto paesino in cui vivono i nonni, per aiutarli nella gestione del ryokan di famiglia.
Il modo in cui Natsume diviene parte della piccola comunità del paese è bello e rappresenta un primo assaggio della finezza di quest'opera. Difatti, per quello che l'autrice mostra fino a questo momento, Natsume ha tutta l'aria di essere una bambina-adulta, che lavora, esce con ragazze più grandi di lei e si trova completamente a suo agio nella disillusa modernità della grande capitale. Invece, quando si ritrova a interagire con le sue coetanee e nuove compagne di classe, che sono, detto terra-terra, sempliciotte di paese, viene mostrato a sorpresa e per la prima volta il suo lato infantile, quello grazie a cui tutte fanno subito amicizia in quel modo semplice e naturale tipico dei bambini. Questa ambivalenza un po' mi ricorda una giovane Sana Kurata (Kodomo no Omocha), in grado di essere allo stesso tempo una grande star e una ragazza qualunque. Anche in alcune parti successive del manga ci saranno delle analogie con la personalità di Sana.
Le sue nuove amiche la mettono subito al corrente dei gossip locali, e parlano del ragazzo loro coetaneo più discusso di tutto il paese: Kyou, bambino "speciale" fin dalla nascita in quanto ultimo discendente della prestigiosa famiglia di sacerdoti shintoisti della zona. La sera stessa, Natsume incontrerà casualmente Kyou in riva al mare, rimarrà soggiogata dal suo carisma e da quell'istante in poi la sua vita sarà condizionata dall'ambizione di superarlo. Non si tratta quindi di un'ammirazione benevola ma di qualcosa che è a tratti bellicoso e a tratti autodistruttivo, poiché proprio la fissazione di mettere sempre a confronto se stessa con Kyou le procurerà un senso di inferiorità che la spingerà ad adoperarsi sempre più per raggiungere il suo livello – sebbene, e questa è la chiave del dramma, non esista un "livello" misurabile a cui ambire, se non quello deciso arbitrariamente dalla propria mente; e questo è il motivo per cui, qualsiasi cosa faccia, Natsume continuerà comunque a sentirsi inferiore e insoddisfatta. In conclusione, la prima parte della storia è incentrata sullo sviluppo del rapporto fra Kyou, enigmatico nel suo interesse per Natsume, e quest'ultima.
MA NON FINISCE QUI. Perché è qui che accade La Cosa.
Nel quarto volume c'è un turning point micidiale, un manrovescio andata e ritorno, che apre le porte ad una nuova importante fase del racconto, tant'è che arrivata a questo punto riuscivo solo a chiedermi cosa fosse tutto quello che avevo letto fino ad ora. NULLA, in confronto a quello che succede da qui in avanti.
In ogni caso è da notare che le due fasi del manga, pre e post evento catartico, vengano ben scandite dalla crescita dei personaggi; si può dire che la prima parte sia quella pre-adolescenziale, mentre col giungere della seconda si entra nel vivo dell'adolescenza, con tutti i comportamenti tipici che ne derivano.
Di fatto, tutta la seconda parte è la rappresentazione delle conseguenze che La Cosa scaturisce sia in Natsume che in Kyou e, conseguentemente, nel rapporto fra loro due.
Natsume, che prima era considerata una star, adesso interpreta il ruolo dell'emarginata. E come tale, non avendo amici, è costretta a volgere lo sguardo verso altre fonti di intrattenimento: la fotografia e la musica, i salvagenti di tanti adolescenti, che appena suonata la campanella raccolgono veloci le proprie cose e si dileguano silenziosi giù per le scale mentre si infilano le cuffie nelle orecchie, proprio come fa Natsume. In questa fase Natsume acquisisce anche la consapevolezza di non essere più speciale, perché ora anche le sue compagne di classe sono cresciute e ha perso il fascino di essere quella che "sembra più grande". È una constatazione sterile, priva di sentimenti d'invidia o rammarico, perché Natsume è una tosta, e forse perché è più impegnata a preoccuparsi di cose più importanti, come la profonda solitudine che prova.
Anche Kyou non ne esce benissimo, e sebbene le persone attorno a lui continuino ad averne un'alta considerazione, realizzerà per la prima volta di essere solo un ragazzino debole e incapace. E, forse per la vergogna, forse per la rabbia, non rivolgerà più la parola a Natsume.
A questo punto abbiamo una nuova svolta nella storia, che si verifica quando, finalmente, una persona desidera stare vicina a Natsume e volerle bene. Qui purtroppo è dove sono arrivata nella lettura, e chissà se mai riuscirò a completarla.
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